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PERCHE' L'ARTEMISIA ANNUA

A Settembre 2013, Amedeo Gioia veniva colpito da un infarto e ricoverato al San Filippo Neri dove venivano applicati 3 by pass coronarici. A causa di tracce ematiche nel catetere veniva sottoposto a visita urologica la quale diagnosticava la presenza di un papilloma molto grande che non poteva essere asportato a causa delle gravi condizioni fisiche.
Finita la degenza e la riabilitazione durata due mesi, l’urologo Dott. Serafini praticava una TURB pulendo la vescica, e l’esame istologico effettuato riscontrava cellule tumorali ad alto grado nucleare.
Dopo 15 giorni si eseguiva un’altra TURB a causa di nuovo sanguinamento e, di conseguenza, veniva ricoverato all’INI di Grottaferrata per fare delle infiltrazioni in vescica.
Dopo una settimana di ricovero l’Oncologo prof. Lanzetti gli comunicava che le infiltrazioni erano impossibili e che l'unica soluzione possibile secondo lui era una cistectomia.

La sentenza era chiara: sia il dott. Serafini che il prof. Lanzetti annunciavano apertamente che la situazione clinica era critica.

Ricoverato al San Filippo Neri, reparto Urologia, dopo tutti gli accertamenti del caso, il prof. Piccone iniziò l'operazione e la interruppe immediatamente, perché durante l'intervento si accorse che il tumore era uscito dalla vescica aveva colpito la prostata ed un tratto di intestino. Pertanto era impossibilitato a proseguire nell'intervento in quanto i tempi si sarebbero dilatati notevolmente e il paziente, essendo cardiopatico, non avrebbe potuto rimanere per tanto tempo sotto anestesia.

Così Amedeo veniva dimesso con la sentenza che sarebbe vissuto una settimana o massimo 2 mesi e con la raccomandazione ai familiari di far seguire dei cicli di chemioterapia associata ad una terapia del dolore poiché, nel frattempo, la sofferenza era insostenibile. Inoltre veniva consigliato di trasportare Amedeo al Pronto Soccorso qualora si fosse bloccata la minzione, per asportare gli organi.
I figli di Amedeo, facendo ricerche in internet sulle proprietà curative della Cannabis, venivano a conoscenza di un articolo che parlava delle proprietà antitumorali dell’Artemisia Annua e delle sperimentazioni fatte in vitro sulla Artemisinina, il suo principio attivo. Tra le due uniche tipologie in commercio trovate, scelsero la soluzione idroalcolica di Artemisia Annua, ritenendo l’alcool un ottimo vettore associandola all’assunzione di soli due giorni di ferro in quanto avevano appreso che le cellule tumorali si nutrono di esso.
Dopo solo due giorni le condizioni di Amedeo andavano migliorando e dopo 10 giorni scopriva da un’ecografia che non si evidenziava più nulla.


SEGUIRE UN'ALIMENTAZIONE PRIVA DI PROTEINE ANIMALI

Che il nostro stile alimentare favorisca lo sviluppo dei tumori è provato da numerosi studi: troppi zuccheri, troppa carne, troppi cibi industrialmente raffinati aumentano il rischio di ammalarci, mentre cereali integrali e verdure ci proteggono.
Ancora pochi studi hanno però affrontato gli effetti della dieta alimentare sulla guarigione, o sulla progressione della malattia. Molti oncologi, alla domanda dei loro pazienti su cosa dovrebbero mangiare, non sanno cosa rispondere. Di contro, molte le testimonianze di guarigioni ci confermano la correlazione tra alimenti e tumori.
Una dieta priva di proteine animali, farine e zuccheri raffinati, latte e latticini e ricca invece di fibre vegetali, frutta secca e fresca contrasta l’insorgere, non solo di patologie oncologiche ma di moltissime altre malattie.


ASSOCIANDO L'ALOE PER LO SMALTIMENTO DELLE TOSSINE

L’Aloe vera contiene anche una miniera di sali minerali e vitamine oltre che di altre sostanze utili al benessere del nostro organismo.
La ricchezza di questa sinergia di componenti rende questa pianta ottima anche per le sue proprietà disintossicanti e antiossidanti, in grado dunque di combattere i radicali liberi che contribuiscono all’invecchiamento delle cellule del nostro corpo e favorisce lo smaltimento delle tossine.

Recentemente la ricerca scientifica si sta concentrando in particolare sulle sua potenzialità antitumorali ma in questo caso ad essere più efficace sembrerebbe essere la variante Aloe Arborescens.